L'economia circolare in Italia limiti e vantaggi

In Europa, nel 2012, il 60% degli scarti (sia di produzione che dei beni di consumo) è finito negli inceneritori e nelle discariche e solo il 40% è stato ricilato o riutilizzato. [Growth within: a circular economy vision for a competitive Europe - 2015] [vedi anche Come sviluppare e incentivare l'economia circolare?]


Risultati delle “consultazione pubblica della 13a Commissione del Senato (Territorio, ambiente, beni ambientali) sull'economia circolare” (in Pdf) sul pacchetto di proposte della “Commissione europea in materia di economia circolare” - 17 maggio 2016

Martedì 17 maggio si è svolta, presso l'Aula della Commissione Difesa di Palazzo Madama, la conferenza di presentazione dei risultati della consultazione pubblica sull'economia circolare, a conclusione di un'approfondita attività istruttoria della Commissione Ambiente su questo importante dossier comunitario.


Il Pacchetto sull'economia circolare prefigura un modello economico nel quale le risorse vengono utilizzate all'insegna di criteri sostenibili sotto il profilo ambientale, mantenendo quanto più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse e riducendo al minimo la produzione dei rifiuti.

I principali risultati relativi alle criticità:
- attenzione non adeguata al tema della raccolta differenziata, che non viene resa obbligatoria;
- esigenza di maggiore chiarezza nelle definizioni, con particolare
riferimento a quelle di "rifiuti urbani", "sottoprodotti" ed "end of waste";
- necessità di maggiore chiarezza, in relazione ai profili attuativi, sul ruolo dei soggetti coinvolti nell'economia circolare, soprattutto in relazione alla responsabilità estesa del produttore e ai costi di gestione;
- mancanza di sistemi adeguati di gestione dei rifiuti;
- scarsa operatività del Sistri;
- carente applicazione della normativa vigente;
- assenza di indirizzi chiari per l'azione degli operatori di settore;
- obsolescenza di alcune disposizioni;
- limitazione della raccolta differenziata a cinque categorie di rifiuti, con
risultati non omogenei a livello territoriale;
- scarsa chiarezza del quadro informativo, tale da ingenerare difficoltà per i cittadini nella gestione dei rifiuti.


Con riferimento al pacchetto nel suo complesso sono state segnalate le seguenti possibili integrazioni:
- inserimento a livello europeo dell'obiettivo di incremento del 30% nell'efficienza dell'uso delle risorse al 2030;
- inserimento nei cd."semestri europei" di indicatori sul consumo delle risorse;
- obiettivi legalmente vincolanti di riduzione nella produzione dei rifiuti urbani, commerciali, industriali e alimentari;
- divieto di conferimento in discarica entro il 2030;
- divieto di incenerimento entro il 2020, salvo che per rifiuti non riciclabili e non biodegradabili.




Secondo un recente studio realizzato da Green Alliance “Disoccupazione e Economia Circolare in Europa”, in Italia la piena implementazione dei principi dell’economia circolare lungo l’intera catena del valore (progettazione, produzione, uso e gestione del fine vita dei prodotti) potrebbe creare 541 mila nuovi posti di lavoro, a fronte di soli 35 mila in uno scenario business as usual. 
L’economia circolare può generare importanti benefici per l’ambiente e il sistema produttivo, con particolare riferimento al settore manifatturiero
dove si possono ottenere consistenti riduzioni dei costi di produzione, tenuto conto che le materie prime incidono fino al 60% del prezzo finale dei prodotti. 

La Commissione europea stima che l’eco-progettazione, la riduzione della produzione di rifiuti e il loro riutilizzo, possanogenerare risparmi pari a 600 miliardi di euro per le imprese (l’8% del fatturato annuo) e ridurre le emissioni di gas serra di 450 milioni di tonnellate l’anno.
[L’Italia verso l’economia circolare. Gli strumenti operativi per una gestione efficiente delle risorse - ENEA 5 maggio 2016]